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Gli anni a cavallo tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento vengono definiti età della Belle Epoque: un’epoca di grande slancio culturale ,di sconfinata fiducia nel progresso; ma soprattutto si assiste al processo di emancipazione della donna. Una donna che non vuole più sentirsi soltanto custode del focolare domestico, ma ,come dice Anna Maria Mozzoni, ”la donna (oggi) ha un valore come produttrice”, per cui deve spogliarsi della qualità di madre, sorella, figlia o moglie e deve lottare per conquistare un’assoluta parità con l’uomo.
Tanti volti di donne :suffragette,operaie,studentesse,insegnanti,contadine,nobildonne,ricche borghesi, tutte a inseguire progetti, sogni, ma anche a sopportare il peso delle delusioni, dell’orgoglio ferito ,della miseria e dei pregiudizi. Ma per la maggior parte di loro il matrimonio rappresentava, comunque, l’obiettivo fondamentale della vita. I preparativi per le nozze cominciavano un po’ prima che il marito dei sogni potesse arrivare: nel senso che la donna doveva confezionare prima di tutto il suo corredo, che era però l’altra faccia della vera dote, costituita invece da denaro, bestiame, terreni o altri beni. Chiaramente più la famiglia era altolocata, più la dote cresceva. Se nell’Ottocento il lusso di un corredo consisteva nel numero di capi di cui era composto(a volte si trattava di capi che si tramandavano da madre in figlia) agli inizi del Novecento si avverte un sostanziale cambiamento, in quanto anche la più modesta delle signore preferiva ad un numero esagerato di capi ,la finezza dei merletti ,dei ricami e l’eleganza del taglio. Il corredo comprendeva biancheria personale(camicie da notte,mantelle,fazzoletti,mutandoni,copribusti,vestaglie,sottane),biancheria da letto(lenzuola, federe, coperte di lana, di lino, trapunte),da bagno( asciugamani ,accappatoi…),biancheria da tavola(tovaglie, tovaglioli ,strofinacci, grembiuli..) e infine suppellettili .oggetti per la casa, gioelli. I pezzi di un corredo potevano essere di otto, dieci, dodici o multilpli di dodici, conservati nel tipico baule o cassapanca di legno e il tutto era elencato in una lista .La quantità o la qualità del corredo era proporzionale alle possibilità della famiglia. Diverse erano pure le stoffe e la rifinitura: tela fine, lino d’Olanda con merletti a fuselli per le signore agiate, altrimenti le stoffe erano completate da semplici orli a giorno e da cifre ricamate con semplicità. Inoltre le famiglie agiate ,molto spesso, si rivolgevano alle mani certosine delle suore per confezionare i loro capi. Le grandi città ,rispetto alle campagne ,risentivano molto di più delle trasformazioni in atto nella società. Si diffondeva l’idea che un corredo potesse essere realizzato anche in breve tempo: infatti la macchina poteva sostituire il lavoro della mano con la stessa perfezione dei punti e la molteplicità delle bordure, degli entre-deux, dei merletti….Anche la tela, che in precedenza veniva filata e preparata in casa, adesso si trovava già pronta, finissima di qualità ,candida e lucente .Non mancavano le critiche da parte delle nonne, le quali ritenevano che un tessuto del genere avesse vita breve. Quanto contava il giudizio della nonna rispetto ad un’idea che si affermava con forza e che si può riassumere così: ”Ogni secolo modifica potentemente gli uomini e le cose”. In un baule del primo Novecento troveremo in piccola parte ciò che la tecnologia produceva nell’ambito del settore tessile, dell’editoria e altro. Passiamo alla descrizione di alcuni capi di biancheria personale, per la camera e per la tavola. Le tele che servivano per confezionare le camicie da notte ,corpetti, mutande, sottane, fazzoletti, vestaglie ,accappatoi erano la madapolam ,la tela di lino, quella d’Olanda, la batista ,perché esse meglio si adattavano al ricamo, ai pizzi,” a fusetti”, al Rinascimento ,al frivolitè ,al Valenciennes ,al guipure ad ago. In questo periodo ritornava di moda il pizzo ad uncinetto lasciato in oblio da parecchi anni. I nastri avevano ,invece, il compito di dare una nota d’allegria alla bianchezza dei tessuti, dei pizzi e dei bordi ricamati .Tutto doveva essere rigorosamente bianco; il colore non era considerato sinonimo di eleganza .Le camicie da giorno si realizzavano con lo scollo o con lo sprone, poco ampie e corte affinchè ingombrassero il meno possibile: Quelle da ballo avevano semplicemente delle spalline di nastro o merletto. Quelle da notte ,elegantissime, venivano tagliate con sprone stile impero, su cui si sbizzarrivano le sarte nel disporre piegoline, entre-deux e fiori ricamati. Le maniche erano corte e ampie e su cui si ripeteva lo stesso lavoro dello sprone. Altre camicie da notte ,più pratiche, avevano maniche lunghe con polsino, colletto rialzato o ripiegato al posto della scollatura. I copribusti, con o senza la falda che cade sui fianchi ,avevano una maggiore scollatura su cui c’erano ricami o merletti. Le mutande diventavano più ampie ,fino a diventare mutande-sottane, che per la loro esagerata ampiezza andavano a sostituire la sottana o meglio il gonnellino corto che si portava al di sotto di ogni sottana elegante e lunga .In quegli anni era di moda anche la sottana bianca che usciva dall’abito rialzato in una nube di pizzi: quelle di seta, di moire, di alpaca erano sostituite ,con l’arrivo della primavera, da quelle bianche che dovevano essere candide sia nella tela che nelle trine. Spesso per comodità si facevano dei volants che si attaccavano alla sottana per mezzo di bottoni e di occhielli, permettendo così un lavaggio ed una stiratura più semplici. A completare il corredo personale di una signora, ecco gli accappatoi a giacca ,a mantellina ,le vestaglie ampie per una futura gravidanza o alla giapponese, cioè con tessuto speciale proveniente dalla Cina. In inverno la tela di lino, il piques felpato ,la flanellina prendevano il posto di quelle più leggere e camicie meno ampie. .Cambiava anche la forma: più semplice ,scollature meno pronunciate, mutande meno esagerate Poi le calze colorate o bianche, scozzesi ,rigate, punteggiate ,ricamate a mano e per ultimo i fazzoletti fini o di lusso. I primi erano bianchi o con righe colorate attorno ai lati ,con le cifre ricamate in uno degli angoli .I secondi ,più piccoli, erano di lino o di batista ,con l’orlo a Jour(a giorno) in colore ,con strisce sottili traforate e ricamate oppure con tramezzi di merletto e pizzi che avevano il compito di incorniciare il piccolo quadrato di tela e infine un monogramma chiuso in uno scudetto. Per quanto riguarda la biancheria da camera, le lenzuola con federe(di solito quattro) e le coperte erano i capi fondamentali. Essi acquistavano pregio in funzione della qualità della tela ,dei ricami e dei merletti che li adornavano. La coperta matrimoniale era un capo che non doveva assolutamente mancare nel baule. Era di seta, di lino, di merletto e andava mostrata in occasioni diverse :per una nascita ,per un lutto oppure durante una processione posta sul balcone o finestra. La bellezza di una coperta in quel contesto testimoniava il livello socio-economico della famiglia. Le lenzuola erano rifinite a jour ,ricamate con ghirlande sottili che seguivano l’orlo oppure delle semplice cifre al centro. Altre venivano guarnite anche di volants ricamati, di pizzi ,di entre-deux ,di medaglioni” a guipure”. Sulle federe troviamo lo stesso ricamo del lenzuolo posizionato o nel centro o nell’angolo sinistro in alto. Ogni letto aveva due lenzuola ,quello di sopra e quello di sotto e misuravano tre metri di lunghezza e due e quaranta di larghezza; quelle per letto semplice(una piazza) misuravano un metro e sessanta di larghezza e tre di lunghezza. Le lenzuola pregevoli erano quelle fatte da un solo pezzo, anziché uniti a sopraggitto. Facevano parte della biancheria da camera gli asciugamani, che erano fatte con tela di Fiandra damascata come le tovaglie oppure con tela di lino o di spugna. La ricchezza di dell’asciugamani stava nella frangia ,nella bordura, nelle cifre. la frangia poteva essere di macramè, a fuselli ,ad uncinetto o con sfilature a jour e Hardanger .Alla biancheria da camera appartenevano anche le cosiddette ”copertine” di lino(centri) ovali, rotonde, quadrate, rettangolari ,ricamate in colore o bianche. Esse venivano collocate sulla toilette, al di sotto delle scatole per pettini ,sapone, cipria o sul tavolino da notte. Visto che la “mensa ”rappresentava il momento in cui la famiglia si raccoglieva in intimità o in compagnia di amici e parenti ,esigeva una cura particolare: infatti era convinzione comune (soprattutto nella media e alta società)che per imbandire la tavola fossero necessarie raffinatezza, gusto e arte. La signora di casa aveva il compito di rendere piacevoli non solo le grandi occasioni ma anche i semplici momenti da trascorrere insieme al consorte e ai figli . La biancheria da tavola doveva essere rigorosamente candida e sempre stirata con grande cura. Era prevista una biancheria elegante e una d’uso; quest’ultima era semplice e liscia con cifre non molto alte, ricamate in bianco o in colore. Quella di lusso era in tela damascata di Fiandre ,con strisce a jour, bordure al tombolo di varia altezza e forma. Talvolta i bordi erano ricamati con piccoli mazzetti di fiori ,sciolti e sparsi qua e là ,per rendere la tovaglia più ricca. Le tovaglie di lusso presentavano cifre in bianco del padrone di casa, sciolte o intrecciate a monogramma. I tovaglioli riportavano lo stesso lavoro. La tovaglia poteva essere quadrata, rettangolare o rotonda e quasi sempre di colore bianco, segno di eleganza. Facevano parte della tovaglia i sottobicchieri, sottobottiglie, copertine per il formaggio, il pesce, il gelato ,i dolci, i frutti e quelle per coprire il buffet. Il ricamo colorato lo troviamo solo nella biancheria da thè o da colazione. Come potremmo definire, dunque, questo baule? Mi viene di rispondere usando un pensiero trovato in una vecchia rivista femminile del 1906:”La donna deve nella propria casa coltivare il sentimento poetico, ch’è come a dire la musica e l’incenso nelle chiese, la grazia nel bene”. Un baule pieno di sogni, speranze idee, emozioni, tradizioni storia vissuta, che non è né troppo vecchio, né troppo impolverato: anzi non aspetta altro che di essere rovistato con curiosità e delicatezza e qualcosa di questo baule potrebbe dare un’anima ai nostri gesti quotidiani. V. P
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